Capitolo 5: Le hard skills per essere un Emprover

28 Feb 2022 | Storia di un EmProver

Le hard skills necessarie per migliorare i processi aziendali possono essere ricondotte al modello Lean e all’approccio Sei Sigma.

Sono modelli dei quali in Italia si parla da più di vent’anni, seppur siano stati chiamati in modi diversi (per esempio WCM – World Class Manufacturing) e siano stati integrati anche con altre tecniche e strumenti, non sempre pertinenti.

Ma qual è il rischio e la giusta strada da percorrere? 

L’importanza di tornare alle origini 

 

Tutte le migliori best practices riconosciute a livello mondiale vengono spesso mal interpretate. 

Talvolta vengono dimenticati le fondamenta e i veri principi che hanno portato allo sviluppo di questi modelli. Quante aziende per esempio hanno confuso i principi del modello Lean con i suoi strumenti, attivando campagne SMED o 5S senza raggiungere alcun risultato? Quante, proprio sulla base degli strumenti statistici dell’approccio Sei Sigma, hanno avviato onerosi percorsi formativi senza ottenere alcun significativo miglioramento? 

Oggi, ancora più di ieri, è importante tornare alle origini e questo, per un Emprover, significa tornare in Giappone e, più precisamente, in Toyota, là dove il modello Lean è nato. Parliamo di sprechi e di come essi sono classificati dal modello Lean: le 3 M – Muda, Mura, Muri.

 

Il miglioramento aziendale e le tre aree di attacco: le 3M Muda Mura Muri

 

Il miglioramento dei processi aziendali è riconducibile a 3 diverse aree di attacco. 

In Toyota si chiamano 3M – muda, mura e muri e, rispettivamente, significano spreco, variabilità e irragionevolezza. Ma vediamole insieme più da vicino.

 

Muda significa spreco 

 

È spreco tutto ciò che in un processo non porta alcun valore aggiunto al cliente finale (mura). 

Alcuni di questi sprechi sono intuitivi (quale cliente è disposto a comprare un prodotto difettoso?), altri invece sono più difficili da comprendere perché la cultura ‘dominante’ nelle aziende non li considera tali (per esempio le scorte di materiali tra le diverse fasi di un processo produttivo). 

Quindi, la prima domanda che un Emprover deve porsi è: ciò che accade in un processo aziendale rappresenta o meno un valore aggiunto per i miei clienti? 

 

Mura significa variabilità 

 

La variabilità, mura, di un processo è tutto ciò che accade e che non è possibile vedere (come gli sprechi) ma che ancora una volta non aggiunge valore al cliente. 

Se pensiamo, per esempio, allo spreco di prodotti difettosi, ciò che vediamo subito è lo scarto o le seconde lavorazioni che vengono generate dal processo produttivo. In realtà però esistono molti altri effetti meno visibili e più difficili da quantificare, spesso anche più rilevanti in termini di costi per l’azienda (lunghi tempi di attraversamento, ritardi nelle consegne, perdite di clienti). 

La variabilità del processo produttivo si contrappone quindi al concetto di standard. 

La seconda domanda per un Emprover è questa: qual è il livello di standardizzazione dei processi e delle attività aziendali? 

 

Muri significa irragionevolezza 

 

L’irragionevolezza (Muri) indica invece tutti i comportamenti radicati nell’approccio di gestione delle attività, che si contrappongono alle logiche ed ai principi che permettono di eliminare gli sprechi e di ridurre la variabilità dei processi. 

La terza domanda per un Emprover è la seguente: la cultura ed il modello di leadership attuale favoriscono comportamenti diffusi orientati al miglioramento continuo? 

Costruire una cultura diffusa rivolta al miglioramento è la missione più difficile da realizzare per cambiare i processi e renderli più efficienti ed efficaci. Queste sono le 3 domande fondamentali dalle quali partire.

Muda, mura, muri sembra un grido di battaglia giapponese ma in realtà rappresenta le 3 dimensioni con cui un Emprover si trova a dover combattere ogni giorno.

Alberto Viola

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